con alterne vicende si protrasse fino ai primi anni 80, quando sancirono la definitiva chiusura di tutte le miniere.

Il più alto sviluppo dell'orizzonte gessoso-solfifero è raggiunto in Sicilia, nelle province di Caltanissetta, Enna ed Agrigento. Qui ricorrono i più ricchi strati produttivi, i più estesi e quelli che sono stati più diffusamente coltivati negli ultimi due secoli.

I giacimenti solfiferi siciliani, i più importanti a livello mondiale in quei tempi, nei primi del novecento subirono un temporaneo ma forte incremento della produzione. Questo derivò dal calo dei prezzi di vendita del prodotto finito a seguito degli accordi con una società inglese "Anglo-Sicilian Sulphur Co.", che aveva tra i maggiori azionisti i Florio ed i Whitaker, che con saggia politica economica portò un notevole miglioramento alla situazione finanziaria dei produttori che poterono accedere facilmente a crediti, migliorando di conseguenza anche le strutture delle miniere più grandi e con enormi sforzi economici organizzarono una rete viaria e ferroviaria per il trasporto dello zolfo dall'interno dell'isola fino a Porto Empedocle e Catania.

Nonostante i problemi causati dalle ricorrenti crisi zolfifere, questi commercianti industriali rafforzarono notevolmente la loro attività economica allargandola ad altri settori come quello agrumario. Ma è principalmente attraverso la costruzione delle ferrovie che questi gruppi riuscirono ad integrarsi organicamente con il capitale nazionale partecipando agli investimenti più rischiosi ma anche più promettenti per il conseguimento del profitto.

L'impianto delle ferrovie in Sicilia, terminata nel 1880, favorì la commercializzazione zolfifera. E tuttavia l'irrompere delle strade ferrate in una società semiarretrata come quella siciliana non rappresentò un elemento di pacifico progresso poiché esso, al contrario, alterò i consolidati equilibri economici acuendo le tensioni sociali. In alcuni casi innescò processi difficili da controllare, alimentando la lotta per la gestione di materie prime essenziali.

Queste società rappresentarono comunque un interessante tentativo di dare una svolta innovativa al settore, riunendo gran parte degli industriali zolfiferi allo scopo di realizzare una comune politica commerciale, condotta con criteri imprenditoriali e promuovendo nel tempo stresso il miglioramento tecnologico delle aziende. Il fallimento dell'esperienza della compagnia, scioltasi nel 1906, nonostante gli eccellenti risultati ottenuti, la dice lunga sulle resistenze degli imprenditori siciliani a superare concezioni statiche e pratiche produttive arcaiche ed è emblematico della sconfitta storica di quella borghesia imprenditoriale moderna che attorno ai primi anni del 1900 si era sviluppata intorno alla famiglia Florio.

E' significativo che a conclusione dell'esperienza della Solphur gli industriali zolfiferi provocarono l'intervento dello stato che con l'istituzione del "Consorzio obbligatorio per i'Industria zolfifera Siciliana", diede inizio alla lunga fase del sostegno pubblico e dell'assistenza pubblica del settore.

Nel 1901 i giacimenti estrattivi siciliani raggiunsero la punta massima di trentanovemila unità lavorative e di circa 540.000 tonnellate d'estratto. La società anglo sicula cesso' la sua attività in conseguenza dell'utilizzo della nuova metodica d'estrazione Frasch negli Stati Uniti, che abbassava notevolmente i costi, rendendo non più' competitive le nostre miniere alle quali non era applicabile il nuovo metodo estrattivo.

Il metodo Frasch, che mise in crisi l'intera economia solfifera italiana, si distingue nettamente dai metodi tradizionali per l'estrazione dello zolfo in quanto si basava su una tecnologia che consentiva, in un unico ciclo di operazioni l'estrazione e la fusione del minerale con dei valori di purezza del prodotto non ottenibili altrimenti senza ricorrere alla raffinazione. Il processo consiste nella intercettazione a mezzo di trivellazioni meccaniche della vena solfifera a profondità variabili, nella fusione in loco per mezzo di acqua e vapore acqueo ad alta temperatura e al trasporto del minerale in superficie mentre permane lo stato di fusione. Per ottenere questo procedimento occorre trivellare il terreno con fori di diametro variabile fino alla profondità del giacimento. Quindi vengono calati dei tubi fino al tetto del giacimento; all'interno di questa camicia metallica vengono calati ulteriori tre tubi che vengono posizionati a profondità diverse nel giacimento. Viene introdotta acqua bollente a pressione e lo zolfo, che si liquefa a 116 gradi centigradi, si raccoglie in basso e quindi penetra nello spazio del tubo intermedio dove viene aspirato verso la superficie. All'esterno lo zolfo viene raccolto in appositi vasconi e quindi successivamente solidificato in contenitori di deposito.

Dopo avere visto sommariamente il modo d'uso del metodo Frash, che ha messo in crisi l'intero sistema produttivo minerario italiano, torniamo a fornire ulteriori dati sull'estrazione solfifera negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Il

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