livello estrattivo riprese con un ritmo più vivace durante la seconda guerra mondiale e durante la guerra di Corea.

Con la nascita nel 1963 dell'Ente Minerario Siciliano, a seguito di lunghe lotte operaie, culminate con una memorabile "marcia" con la quale i minatori delle solfatare di Sicilia attraversarono i comuni minerari per richiederne l'istituzione, sembrò che una nuova fase fosse inizialmente iniziata.

Nei minatori siciliani lo spirito associativo si manifestò assai tardi, e per questo ritardo' la loro emancipazione rispetto agli altri operai italiani. La partecipazione degli zolfatari al movimento dei Fasci nel 1893 fu trascurabile, non essendoci solidarietà tra zolfatari e contadini. Il carattere dei Fasci fu essenzialmente agrario, ed infatti su 69 moti di protesta verificatisi nell'isola solo 8 avvennero in comuni zolfiferi e solo a Villarosa furono determinati da questioni zolfifere. Si puo' dire che fino agli ultimi del 1800 non esisteva una vera e propria solidarietà di classe in seno alla categoria degli zolfatari, forse a causa delle forme di sfruttamento interoperaio gia' esposte, che ne ostacolavano il sorgere.

Lo spirito associativo cominciò a diffondersi tra gli zolfatari quando, con l'introduzione delle macchine, si esercitò un'azione di livellamento tra gli operai e diminuirono fortemente, se non cessarono del tutto, le forme di sfruttamento interoperaio. Una prova di questa affermazione e' che le prime Leghe di miglioramento nacquero nella provincia di Caltanissetta, dove erano raggruppate le grandi miniere, che per prime si meccanizzarono. Successivamente ne sorsero anche negli altri centri minerari, ma quelle della provincia di Caltanissetta furono le piu' numerose e attive. Da esse partivano le iniziative di rivendicazioni operaie e l'organizzazione degli scioperi.

L'organizzazione vera e propria del movimento zolfataro siciliano ebbe inizio nel 1902 separatamente da quello dei contadini, con i quali i minatori disdegnavano di fare causa comune, poiche' si erano talvolta prestati a farsi strumento di politica elettorale borghese.

In Sicilia l'agonia è durata per tutto il periodo dal 1975 al 1984, tutte le miniere furono cementate, la Giancagliano, la La Gaspa, la Zimbalio, la Giumentaro e per ultima la Floristella. Nomi di miniere che hanno prodotto campioni di cristalli di zolfo unici al mondo e che sono oramai consegnate alla storia ed al ricordo di coloro che hanno vissuto o respirato l'aria anche solo qualche istante. A me è bastato entrare solo alcuni giorni in quelle meravigliose gallerie per esserne colpito in modo indelebile.

Dalla chiusura delle zolfare, nella seconda metà degli anni 80, il degrado e lo scempio prodotto sono stati enormi, molta parte di quel patrimonio è stato irreparabilmente distrutto.

2. Lavorazione dello zolfo

L'estrazione dello zolfo dalla ganga in Italia si eseguiva in speciali forni detti "calcaroni" o in forni "Gill" o per flottazione. In America era in uso il metodo "Frash" non utilizzabile nei nostri giacimenti il cui funzionamento è stato descritto in precedenza:

Calcarelle Le Calcarelle era il sistema di fusione più antico, usato fino alla prima metà del 1800. Sino a questo periodo per estrarre lo zolfo si facevano dei cumuli di due metri cubi di minerale (circa 40 quintali). In questi cumuli, che rassomigliavano alle fornaci e per questo il nome Calcarelle, il minerale veniva acceso e si aveva una pronta fusione, ma si otteneva una quantità molto bassa di zolfo (30-40 % di tenore). Questi tenori non si sono discostati di molto anche aumentando le dimensioni dei cumuli. Questa tecnologia arcaica ha determinato i fenomeni di forte inquinamento dell'aria e dei terreni circostanti, tanto che per molti decenni le coltivazioni furono sospese nei terreni circostanti queste calcarelle.

Calcaroni (Calcheroni) Questi forni consistevano in una costruzione pressoché cilindrica, con pavimento a piano inclinato (10-15 gradi) di 10-20 metri, circondato da un muro alto circa cinque metri, capace di contenere duemila metri cubi di minerale. Alla base del forno era lasciata un'apertura detta "morte". La struttura cilindrica veniva riempita da minerale di zolfo

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