nozioni empiriche di mineralogia per valutare la stabilità del cantiere, il punto più conveniente di attacco del minerale, gli effetti del colpo di piccone, dell'esplosione delle mine; per salvaguardare la loro sicurezza dovevano possedere un gran spirito di osservazione, prestando attenzione ad ogni indizio dietro cui si celasse un pericolo imminente, dato che le operazioni lavorative non potevano essere uniformate, dovevano continuamente decidersi sul da farsi, applicando in situazioni che non erano mai uguali il loro sapere e la loro esperienza.

L'altra categoria fondamentale dei lavori sotterranei, i più disgraziati come già ho avuto modo di dire, erano i trasportatori, appartenenti a tutte le età, ma detti "carusi" nelle parlate dell'area dello zolfo perché fra di essi erano numerosissimi i ragazzi.

Diventare picconieri era la massima aspirazione di questa categoria, ma per molti di essi ciò si rivelava impossibile. Dei quasi quattordicimila trasportatori che verso la fine del secolo scorso erano impiegati nelle zolfare, due terzi avevano un'età superiore ai quattordici anni e tra questi molti dovevano essere gli adulti destinati a rimanere "carusi" per tutta la vita. I carusi avevano come unica mansione quella penosissima di trasportare a spalla, per mezzo di sacchi e ceste, il minerale dall'interno all'esterno delle zolfare.

Questa operazione, come è facile immaginare e come risulta da innumerevoli descrizioni di osservatori contemporanei, era faticosissima in se stessa ed avveniva in condizioni talmente disagevoli da rendere disumano il loro lavoro. Essi, camminando in fila attraverso il dedalo di cunicoli e salendo i gradini ripidissimi e malamente costruiti delle discenderie, con il respiro reso affannoso dallo sforzo e dalla cattiva circolazione dell'aria, trasportavano all'esterno carichi che variavano da venti ad ottanta chilogrammi e facevano un numero di "viaggi" che andava da un massimo di cinquanta ad un minimo di dieci ed anche meno per i fronti di lavorazione più profondi.

Nell'interno delle zolfare lavoravano altre categorie che avevano una consistenza molto inferiore ed assolvevano il compito di assicurare le condizioni materiali indispensabili per il lavoro dei picconieri e dei trasportatori. Questi erano gli "spisalora", di solito picconieri meno abili, che erano addetti ai lavori di manutenzione e gli "acquaioli", impiegati nell'eduzione manuale dell'acqua, che svolgevano l'operazione lavorativa più ingrata.

La stratificazione professionale dei lavoratori dell'esterno delle zolfare era poco complessa. C'erano gli "arditori", la forza lavoro più qualificata, alla quale era affidata la conduzione del calcarone, che in quegli anni era il mezzo di fusione dello zolfo di gran lunga più diffuso. C'erano poi i "riempitori", manovali, fra cui numerosi i ragazzi, che avevano come mansione essenziale quella di riempire i calcaroni di minerale e di liberarli dai residui delle fusioni.

Questa sommaria descrizione delle operazioni lavorative e della varietà professionale degli zolfatari ci mostra quello che era il tratto dominante del loro mestiere, il fatto cioè che la loro attività si reggeva interamente su un uso primordiale della energia umana. Ovviamente questo era il riflesso della persistenza della coltivazione irrazionale delle zolfare e di un sistema produttivo che trovava ancora conveniente fondare la valorizzazione delle risorse minerarie unicamente su uno sfruttamento intenso della forza lavoro. Il corollario di una tale situazione era che i rapporti di lavoro avevano una connotazione "preindustriale".

Il cottimo, il contratto di lavoro di gran lunga più diffuso, non era dovuto all'applicazione di una disciplina industriale che mirava a controllare la produttività operaia, come era accaduto in altre regioni minerarie dove aveva sostituito il salario e la giornata. Nelle zolfare era anzi una forma di rapporto tradizionale che rispondeva all'esigenza di scaricare sulla forza lavoro tutti i problemi di gestione tecnica dell'impresa mineraria. In questo contesto la figura più ambigua diveniva la manodopera più qualificata, il picconiere.

Nella relazione di lavoro più semplice, quando aveva alle sue dipendenze qualche "carusu", egli era ad un tempo piccolo imprenditore operaio e lavoratore dipendente, che doveva fornire all'esercente o al proprietario il mi

continua